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LA SALUTE NON SI SVENDE ALL’OUTLET

Nell’era di Internet e della globalizzazione spesso ci troviamo ad affrontare fenomeni assolutamente nuovi, che si presentano all’improvviso e di fronte ai quali spesso ci troviamo impreparati. Urge, in questo momento, fare una riflessione sul fenomeno delle società come Groupon e domandarsi se sia opportuno che offrano ai cittadini prestazioni sanitarie a prezzi scontati.

Ognuno a il suo mestiere, intendiamoci. Groupon, e gli altri siti che offrono i cosiddetti “deal”, esercitano un’attività a scopo di lucro, e si propongono come strumenti che possono far incrementare il numero dei clienti delle attività commerciali. Niente da eccepire, a patto, appunto, che si tratti di attività commerciali, dove esistono attività di marketing e dove vige la concorrenza.

La salute, però, è un’altra cosa. Una prestazione medica non può essere equiparata a un vestito di una grande marca che all’outlet può essere acquistato con l’80% di sconto. In questo modo anche il potenziale acquirente viene tratto in inganno e gli viene fatto credere che sia possibile avere una prestazione medica a prezzi irrisori, del tutto sottocosto. Oltre a ciò si ingenera la convinzione che si possa richiedere una prestazione medica non quando ce ne sia realmente il bisogno, ma a proprio capriccio, proprio con le stesse modalità commerciali che portano all’acquisto di un vestito, un televisore e così via.

Ma cosa succede se la prestazione si rivela al di sotto delle aspettative? Le società come Groupon non sono garanti, né responsabili della qualità del servizio erogato dai partner con i quali offrono i coupon e chi compra non è in grado di valutare se la prestazione sottocosto viene effettuata con tutte le garanzie.

La SOI per atto statutario è garante della qualità dei servizi oculistici erogati ai cittadini italiani e non può, quindi, che condannare questa pratica. Abbiamo già fatto diversi esposti agli ordini dei medici di Roma, Milano, Bologna e Torino, segnalando gli oculisti che hanno attivato questo tipo di offerte per aprire un processo disciplinare. Il comitato etico sta inoltre valutando se sia necessario individuare potenziali sanzioni per i nostri associati che utilizzano questi mezzi e che evidentemente privilegiano il business rispetto alla deontologia.

Siamo consapevoli che anche per l’attività medica non esistono, ad oggi, limitazioni alla pubblicità informativa (si badi che non significa, però, puramente commerciale e a detrimento della deontologia), ed è giusto tenere sotto controllo i prezzi, cercando di offrire prestazioni a un costo ragionevole. Quello che non è accettabile è l’applicazione dei principi del commercio alla medicina.

Perché se un’azienda sbaglia un’azione di marketing, magari fallisce e chiude. In medicina chi ne subisce le conseguenze sono i pazienti. Un’attività sanitaria troppo libera da ogni vincolo ed equiparata alle altre attività commerciali mette a rischio la sicurezza delle persone. Va, quindi, normata, con delle regole che proteggano i pazienti dai soprusi.

In medicina vige il consenso informato, che è garanzia di trasparenza e chiarezza delle regole del gioco. I medici possono visitare gratuitamente o a prezzi bassi e molto concorrenziali, ma dovrebbero evitare di utilizzare strumenti come Groupon. La cura e la vita delle persone non possono essere svendute all’outlet.

Matteo Piovella, Presidente SOI

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