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Il cheratocono è una malattia che consiste in un’alterazione a carico della cornea, la cui superficie non mantiene la sua forma sferica, ma tende a cedere solitamente nella porzione centrale o in quella inferiore.

Il cheratocono è classificato dal punto di vista clinico in tre stadi:

    • Stadio I: stadio iniziale (detto anche frusto); il cheratocono può essere confuso con un banale astigmatismo il quale, solitamente, non si modifica durante la vita di un individuo. Il cheratocono di solito tende ad accentuarsi, pertanto l’astigmatismo inizialmente rilevato tende ad aumentare.
    • Stadio II: compare una forma di astigmatismo irregolare che si corregge parzialmente, mediante l’uso di occhiali. In questi casi, il paziente può raggiungere una qualità di vista che può essere definita discreta.
    • Stadio III: la deformazione corneale è molto marcata, ed associata ad un assottigliamento individuabile nella porzione interessata dal cedimento. La cornea risulta sovente alterata anche come trasparenza e la vista è molto compromessa. In questa condizione anche gli occhiali risultano di scarsissimo aiuto. Non è un’unica causa nota a provocare il cheratocono; più di un fattore, con ogni probabilità, concorre a provocare questo tipo di patologia. Sicuramente è presente una componente ereditaria; ma non è stato ancora scoperto un gene o più d’uno che, associati, possano esserne ritenuti la causa.

Correzione

Trattamenti conservativi
Allo stato attuale non esistono cure che possano guarire il cheratocono. Il trapianto della cornea (meglio però imparare a chiamarlo con il suo vero nome, innesto tessutale, in quanto la cornea non è un organo, ma un tessuto) elimina la cornea malata, ma non sempre la causa della malattia stessa. Il cheratocono è un eccessivo incurvamento di una ristretta area corneale; con il trascorrere del tempo essa tende ad assottigliarsi. Quando si assottiglia cede sempre di più, a seguito della minor resistenza del tessuto stesso. Si innesca, di conseguenza, un circolo vizioso per cui, più si incurva, ancor di più si assottiglia. Mediante l’impiego di tecniche di chirurgia refrattiva, è possibile rendere più piatta la cornea, favorendo l’appoggio di una lente a contatto o la correzione con occhiali. La maggioranza dei casi di cheratocono, accompagnati anche da evidenti deficit visivi, presenta cornee anatomicamente in buone condizioni. Spesso la deformazione corneale rimane stabile per lunghi periodi se non per tutta la vita. Tutte le tecniche utilizzate per rimuovere i difetti visivi che agiscono a livello corneale, possono trovare modo di essere utilizzate per migliorare la forma e quindi la capacità visiva di una cornea affetta da cheratocono. Intervenendo con abilità e perizia, occorre evitare che questi tipi di intervento possano precludere ad un eventuale futuro trapianto (innesto tessutale). Tenuto conto del tipo di cono, del difetto visivo (miopia o ipermetropia con o senza astigmatismo), dello spessore e delle alterazioni anatomiche della cornea, sarà più indicato procedere tramite l’effettuazione di una gamma di tecniche. Questi trattamenti a cui il paziente viene sottoposto in regime ambulatoriale e con anestesia a base di colliri, prendono le seguenti denominazioni: cheratotomia radiale asimmetrica, impianto di anelli corneali(Intacs) a spessori differenziati, laser ad eccimeri (PRK) e termocheratoplastica. Associando fra loro più metodiche potrà essere utile, in alcuni casi, anche sostituire il cristallino o impiantare una lente aggiuntiva.

Cheratocono con lenti a contatto

È importante rammentare che, in taluni casi, l’uso di semplici lenti a contatto morbide, incluse le comuni usa e getta, può restituire una buona acutezza visiva senza interferire in nessun modo con la cornea o scongiurando gli interventi. Purtroppo, ogni singolo caso è differente l’uno dall’altro; pertanto questa non può essere considerata alla stregua di una terapia standardizzabile. È fondamentale che al paziente venga fornita un’analisi accurata del quadro clinico completo dell’apparato visivo. Molti pazienti affetti da cheratocono usano lenti a contatto rigide o semirigide. L’utilizzo di queste lenti è stato per lungo tempo l’unica soluzione utile a permettere una visione buona e con l’intento di contrastare l’evoluzione di questa patologia. Attualmente, si è preso atto che in alcuni casi la lente a contatto favorisce lo sfiancamento della cornea, in quanto comprime la parte più alta e non l’area patologica che deve essere contenuta. La compressione cronica indotta da queste lenti può trasformare un cheratocono poco deformato in uno molto deformato. La conseguenza costringe il paziente ad un uso sempre più intenso delle lenti a contatto, anche nelle situazioni in cui sarebbe opportuno e consigliabile l’utilizzo di un comune paio di occhiali. L’applicazione di lenti rigide o semirigide in pazienti affetti da cheratocono dovrebbe tassativamente essere consigliata dal medico oculista a seguito dell’esito di un esame strumentale definito “topografia corneale”. Questo esame deve essere effettuato prima di qualsiasi tipo di applicazione o indagine e verificato dopo un uso prolungato delle lenti. Il principale intento da parte dello specialista in oculistica, deve essere quello di valutare l’impianto e l’impatto delle lenti stesse sulla geometria della cornea. Quando la lente è ben applicata non modifica o altera solo moderatamente la curvatura corneale di partenza; in alcuni casi appiattisce uniformemente “l’apice del cono” favorendo una capacità visiva, per alcune ore fino ad alcuni giorni, migliore anche senza lente. Un vero e proprio effetto terapeutico è molto improbabile e facilmente confondibile con questo effetto di appiattimento temporaneo.